Donne che odiano gli uomini

Donne che odiano gli uomini

Qualche giorno fa mi ha scritto un Tale per chiedermi se secondo me le donne odiano gli uomini. Gli ho dato l’unica risposta possibile: no. Perché se è pur vero che ci possono essere delle donne che odiano, manipolano, truffano gli uomini è anche vero che le donne sono quasi quattro miliardi e per invalidare questa sua domanda basta che una sola donna non odi gli uomini. Io, per esempio.

Il Tale sosteneva che:

  • le donne ridicolizzano la violenza sugli uomini, con risate e frecciatine
  • il bullismo sugli uomini brutti è socialmente più accettato
  • non esistono donne che abbiano atteggiamenti positivi e parole gentili nei confronti degli uomini (?)
  • moltissime donne vorrebbero un mondo senza uomini (??)
  • non esistono donne eterosessuali (colpo di scena!) e mi inoltrava anche un articolo a riguardo

Mi sembra ovvio che questo Tale sia sulla via per diventare un Incel. Ossia quel gruppo di uomini che essendo single per-scelta-degli-altri macina frustrazione sessuale che incanala in assurde teorie. Le donne, a parere degli Incel, sarebbero interessate solo all’aspetto, ai soldi e allo stato sociale degli uomini lasciando indietro uomini inadatti, condannati alla solitudine e a cui viene negata la riproduzione.

A Tale io gli ho risposto che le risate, lo scherno, la mancanza di empatia si legge anche al contrario, quando è un uomo ad usare violenza contro le donne. La stronzaggine è trasversale solo che tendiamo a notare ciò che ci pare, soprattutto se abbiamo punti di vista estremi. Ritengo impossibile poi che lui non senta/veda mai atteggiamenti positivi delle donne rispetto agli uomini: non ha amiche, parenti, conoscenti sposate o innamorate? Di sicuro quelle donne hanno atteggiamenti di affetto e stima, almeno rispetto al loro di uomo. Ho concluso dicendo che la bisessualità non è un problema; inoltre il riconoscimento di una maggiore libertà sessuale femminile, priva di romanticismo forzoso e anzi “immaginativa” e istintiva, è una nota positiva che rende i generi molto più vicini tra loro.

Sia chiaro che non intendo in alcun modo accogliere la frustrazione di questa persona. E non ho prestato il fianco al suo arrogante tentativo di insegnarmi cosa sono le donne. Ho finto anche di ignorare la sua evidente provocazione: mi ha scritto queste cose all’indomani del mio post sul femminicidio di Giulia Tramontano.

Ho tirato un bel respiro e ho risposto. Evitando di inoltrargli numeri e statistiche perché tanto non li avrebbe considerati, lui sicuramente avrebbe i suoi numeri e le sue statistiche nascoste sotto il letto. E io tendo a non rispondere al fuoco ma piuttosto a disinnescare la polemica violenta in arrivo.

Tale non mi ha più risposto. Peccato. Però il suo bisogno di porre questa domanda proprio a me, una sconosciuta totale, mi ha fatto sorgere un altro milione di domande. Ho provato a scendere negli abissi della sua oscura frustrazione.

Innanzitutto credo che ci siano stati dei fraintendimento. Almeno due.

Primo. Quando accade un femminicidio appare sempre l’hashtag NotAllMen, non tutti gli uomini. Le reazioni delle donne all’hashtag sono di costernazione. La contro-risposta degli uomini è di rabbia.

Chiariamo: nessuna donna intende sostenere che tutti gli uomini potrebbero usare violenza o sono violenti ma solo che la violenza di genere sulle donne è affare che riguarda anche gli uomini. Quindi smarcarsi è un atto stupido, oltre che poco etico. Dire NotAllMen è per noi l’ennesima prova che di certe cose “da donne” se ne devono occupare “le donne”, senza aver alcun aiuto dagli uomini, ai quali interessa solo dire “io non sono così” e passare oltre. Invece la violenza è un problema comune e va risolta insieme.

Secondo. Femminismo non vuol dire misandria. E di questa colpa si macchiano anche le donne, quando sostengono quella – pardon – cazzata monumentale di “io non sono femminista”. A parte che se puoi votare, vestirti come ti pare, studiare, svolgere determinate professioni, scopare, usare la pillola, abortire …tu lo devi ad una femminista. Quindi tu sei femminista, se non altro per gratitudine, sennò la sua vita sarebbe un inferno.

Il femminismo non ha mai sostenuto la superiorità della donna sull’uomo. Ecco perché non è come il maschilismo. Il femminismo mirava all’uguaglianza legale e culturale tra i generi, solo che le donne sono storicamente più sfigate e quindi è chiaro che la strada dovesse partire coi loro diritti.

Alle femministe è sempre stato chiaro che anche gli uomini siano costretti da catene di genere, di cui devono liberarsi. E’ l’atra faccia della battaglia. Perdonateci se tra violenze e soprusi di ogni genere, dalla notte dei tempi, non siamo state sufficientemente chiare su questo punto (sarcasmo mode on). Avremmo dovuto specificare meglio che non solo le donne possono essere quello che vogliono ma anche gli uomini. Che tutti dobbiamo essere liberi da stereotipi e schemi di genere.

Questo non vuol dire che gli uomini siano giustificati, però, a rispondere allo svarione socio-culturale di genere con la violenza domestica, lo stupro, l’omicidio. O a negare il maschilismo insito nella società, come fanno gli Incel: quando sostengono che siccome la donna ha la fica e la fica è la cosa più desiderata al mondo allora le donne comandano e quindi la società è matriarcale. Suona come una cazzata perché lo è, cari miei.

La violenza di genere, i femminicidi, non sono una risposta all’emancipazione femminile ma sono l’ennesimo sintomo del patriarcato dilagante. Se la donna cambia, muta, si emancipa, prende coscienza di sé e l’uomo resta disorientato perché non riesce a riconoscersi più in un ruolo dominante allora dovrebbe cogliere l’occasione per riscrivere il proprio ruolo. Invece di soffocare le donne per riportarle al ruolo succube che hanno avuto per secoli.

Tale ha scritto a me perché mi riconosce una qualche autorità. Forse perché voleva prendere in scacco una donna che lui ritiene molto seguita, non mi spingo a dire stimata, nelle sue opinioni. Questo suo bisogno è di nuovo una prevaricazione di genere: la mia supposta intelligenza non toglie niente alla sua, la mia libertà di parola non nega la sua. Io non gli tolgo niente come persona né soprattutto come uomo.

Quando si affronta questo tema, si parla sempre di numeri. Violenze contro le donne e quelle contro gli uomini. Abusi emersi e quelli sommersi. Maltrattamenti perpetrati da uomini e quelli per mano delle donne. Io non penso che questo basti per comprendere il fenomeno, lo banalizza. Forse è addirittura controproducente. Nonostante come donna io sappia che a numeri, ahinoi, vinciamo alla grande.

Ho letto con interesse numerosi dibattiti che si interrogavano sulla propensione statistica delle donne a infilarsi nelle relazioni tossiche, a tollerare e perdonare più del dovuto. [Anche ammesso che sia così, la fragilità di uno non giustifica la violenza di un altro: il violento ha sempre torto, senza se e senza ma. La responsabilità è da una parte sola, non c’è concorso di colpa.]

Io non lo so se questo sia vero: non lo so se le donne siano culturalmente indotte a sopportare la merda che gli piove addosso fino alle estreme conseguenze. Ma ammesso che sia vero allora a parer mio dimentichiamo l’altra metà della mela (marcia). E cioè che allora gli uomini sono cresciuti in direzione della forza, della prevaricazione, della prestazione, del successo, della predominanza nella società e nella coppia. Così come l’Incel vede solo donne che anelano a uomini fisicamente perfetti e stronzi, è altrettanto vero che esso stesso è attratto a sua volta da donne fisicamente perfette e stronze.

Arriviamo quindi alla conclusione che sicuramente esistono uomini, frustrati e insofferenti, che odiano le donne e che, da qualche parte, esistono anche donne che, in funzione di millenni di soprusi, odiano gli uomini? Non mi pare una grande scoperta e di nuovo no, lo ribadisco, non penso di poterne ricavare un’equazione generale.

La domanda cui sono arrivata invece è prepotente. Ci serve (ancora) tutta questa diatriba?

E sia chiaro che io non parlo di pace, girotondi, assoluzioni e comprensione. Piuttosto di passare alla fase successiva. Dalla guerra tra generi, alla parità tra genere, all’assenza di genere.

Siamo in un momento storico pieno di fermento. Abbiamo gettato dei semi che i giovani hanno raccolto e coltivano: il superamento dei ruoli, la fluidità dei genere, il ridimensionamento degli orientamenti sessuali. E noi, stronzi, impauriti, vecchi, gli facciamo ombra e gli togliamo acqua.

Una terra senza stereotipi, schemi, obblighi. Un terriccio dove si può coltivare se stessi in libertà. Un humus privo di quella stupida guerra tra sessi, a chi è più fragile e chi odia di più, che forse non serve più ad un cazzo.

A noi ci serve quel terreno fertile lì, che le nuove leve stanno proteggendo con orgoglio. Un terreno veramente antisessista. O per meglio dire: femminista. Ebbene sì.

Alice Porta

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Un pensiero su “Donne che odiano gli uomini

  1. Sempre grande Ali❣️ sempre sul pezzo.
    Ho cercato per anni lavorativamente di credere al “cerchio degli uomini” dove l’uomo maltrattante avrebbe dovuto partecipare…per redimersi forse? Per riuscire a trovare un qualche “se” dentro se…
    Creato a Chivasso dalla Lina Borghesio, con tanto di equipe, di orari agevolati, di anonimato etc etc.
    5 adesioni forse in un triennio? No comment e non voglio dilungarmi in merito. Però fatico davvero fatico a capire o meglio a trovare spiegazioni

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