Barbie, cosa ne penso

Barbie, cosa ne penso

Innanzitutto questo blog non parla di cinema, pertanto non troverete di seguito opinioni circa la regia, la fotografia, la produzione e così via del film Barbie.

Questo blog tratta di argomenti femminili e femministi pertanto è in questa ottica che parlerò del film Barbie; soprattutto perché sono stati in tanti a tirare in ballo il femminismo associandolo a questo film.

La prima domanda quindi che occorre porci è: Barbie di Gerwing/Baumbach è un film femminista?

Dipende cosa intendiamo con “film femminista”. Per me, un film femminista non è solo quello che narra di donne potenti, eroiche, cazzutissime: alla Miss Sloan, Kill Bill1/2 o Tomb Raider, per intenderci. Parimenti come un film di guerra non è solo quella pellicola dove si vedono tre ore di sbudellamenti e bombe nel folto del Vietnam. Anzi. Di norma i film di guerra non parlano quasi mai di guerra ma piuttosto di come questa renda le persone e di come in sostanza non cambi mai un cazzo. Avete presente Il Cacciatore? Ecco.

Un film femminista è quel film in grado di raccontare la condizione femminile: non solo nelle violenze che subiscono le donne ma anche nelle sue contraddizioni, magari andando anche a colpire quella forma di rivalsa che non è più femminismo ma androfobia. In questo senso Barbie, per me, è un film femminista.

Tre momenti a sostegno di questa tesi.

  1. Quando Barbie esce da Barbieland e gira per le strade del mondo reale in tutta la sua biondità e culo perfetto: il catcalling, le battute volgari e la palpata arrivano immediatamente. Barbie si sente un pezzo di carne e percepisce la violenza di quel genere di atteggiamento, non essendoci abituata. E’ esagerato? No per niente. La maggioranza delle donne vivono costantemente un manipolo di idioti che si comporta così.
  2. Il dramma di Ken: evirato fisicamente e socialmente non conta un cazzo. Se non come bell’imbusto da guardare e al servizio di Barbie. Il mondo capovolto. E alle Barbie sta benissimo così: sono sorde all’insofferenza e sofferenza di Ken. E qui un’ulteriore diramazione: a) il mondo alla rovescia non è auspicabile parimenti come non lo è il nostro e b) se dici alle Barbie (e alle donne) che possono essere tutto ciò che vogliono allora lo devi dire anche agli uomini: privati della loro identità virile, della posizione di comando e di tutti quegli schemi di genere storici (e funzionali alle controparti femminili) possono annaspare. Non sanno più cosa cazzo essere. Il superamento di genere produce poi violenza di genere in taluni individui. L’antisessimo è un sistema complesso e una necessità trasversale.
  3. Ken torna dal mondo reale e innesta in Barbieland il patriarcato e immediatamente le donne ci si adattano. Accettando di perdere ogni diritto di fronte ad una voce grossa, un paio di coccole e quattro complimenti sull’aspetto esteriore. Non lottano per niente. Tra l’altro ci mette mezza giornata. Questa, signori, è stata una discreta botta in faccia.

Questi tre punti sono per me già ottimi spunti. Ben al di là poi di altre cose di contorno, come per esempio la questione estetica: Barbie Stereotipo, ormai in crisi nera perché ha iniziato a pensare (gulp!), che però accetta di fare un pericoloso viaggio solo perché le viene la cellulite. E tutte le altre Barbie la sostengono perché ehi, la cellulite proprio no! Oppure il fatto che le ragazzine di oggi vedano Barbie come una cosa vecchia, negativa; mentre noi ci siamo ancora legate e forse non ne vediamo le contraddizioni. In ultimo la dirigenza della Mattel: un mondo per le bambine comandato da maschi adulti.

Barbie mette tanta carne al fuoco, i maggiori detrattori su questo hanno ragione. E in alcune parti si perde oppure trova soluzioni semplici (è vero: la ragazzina cede un po’ troppo in fretta al fascino di Barbie e il rapporto con la madre si salda in un amen). Oppure è troppo morbido con la critica: del resto la Mattel paga pertanto si prende in giro ma non si autocondanna di certo.

La vera domanda è: vi aspettavate una destrutturazione del patriarcato e del capitalismo (connessi in molteplici punti) da un film di due ore con protagonista Barbie pagato da una multinazionale?

Come direbbe la mia amica Erre: ci aspettavamo davvero Barbie Marx?

Mi sembra utopistico e anche intellettualmente disonesto. Perché nessuno si aspetta una destrutturazione della guerra, o banalmente una critica del militarismo occidentale, da ogni film che ne parla.

Moltissimi megacult di guerra non prendono parti nette contro gli Usa. Finché c’è da ammazzare i nazisti ok ma quando si tratta di Armata Rossa o di Vietcong o di Iraq la situazione inizia a farsi nebulosa e l’elastico dei pantaloni dei registi, anche dei migliori e sempre siano lodati lo stesso, inizia a diventare cedevole.

Invece da Barbie ci aspettava la rivoluzione intellettuale, solo perché ha promesso degli spunti femministi. Questo a me fa incazzare perché è sempre la solita storia: qualsiasi cosa facciamo non è mai abbastanza, c’è ben altro a cui pensare, occasione sprecata … questo giudizio così caustico non si ravvisa però in altri mille esempi e battaglie culturali-politiche (nei film e fuori di essi).

E si va dritte ad uno dei punti che ha dato più fastidio: il monologo di America Ferrera nella seconda parte del film.

Banalotto, trito, ridondante, vittimista: sono solo alcune delle critiche che ho letto. Avete ragione. Però là fuori ci sono uomini che commentano le tuffatrici come fossero pezzi di carne e che mettono sistematicamente in dubbio ogni accusa di stupro. Ci sono anche donne che non sono in grado di vedersi se non come madri e mogli e difendono il catcalling come prova che sono anche delle fighe monumentali. Sennò vanno a gonfiarsi come canotti. E ci sono ancora troppe persone, ambosessi, che hanno votato la Meloni e ridono alle battute di Feltri.

Questo è il panorama e, dal mio punto di vista, quel monologo e gli spunti che il film porta con sé, saranno anche banali per chi è avvezzo all’argomento ma credetemi che non fa male ripeterli.

Io sono d’accordo con la maggior parte delle critiche che ne fanno i detrattori: in un mondo di pura logica possiamo dire che poteva essere meglio, è imperfetto, c’è troppo o soltanto marketing travestito da un paio di discorsetti, ci sono film sulla condizione femminile molto più profondi come per esempio “Libere disobbedienti innamorate” della regista palestinese Maysaloun Hamoud…nonostante questo credo che sia un film intelligente e divertente, adattissimo per il grande pubblico, e quindi consiglio di vederlo.

Barbie non mira a nessuna dittatura delle donne. La ridicolaggine di Barbie e il dramma di Ken, che esce fuori moltissimo, molto di più Barbie, sono la prova di quanto sarebbe sbagliato creare un mondo di potere come il nostro ma col rovesciamento di genere. Eh sì: nonostante che le Barbie imparino la lezione (fino ad un certo punto!), faticano a cambiare del tutto il loro mondo e la situazione di Ken…ma ehi! anche nel mondo reale stiamo facendo una fatica pazzesca ed andiamo con una lentezza estenuante quando si tratta di sessismo. Credo che quindi quella che molti hanno visto come una pecca sia voluta e sia anche una critica.

Sono convinta che questo film arrivi più alle donne che agli uomini. Eh no: non sto parlando di intelligenza ma di esperienze condivise. Per quanto ciascuno di noi possa definirsi libero di preconcetti viviamo però tutti in questa società intrisa di sessismo e schemi di genere. Ci condizionano. Se pensiamo ad un film di guerra, appunto, è stata a lungo una realtà unicamente maschile, fatta di rapporti e di fratellanza maschile: un film di guerra tocca in modo diverso gli uomini e le donne. Questo non vuol dire che a tutte le donne debba piacere questo film e che mi aspetto che agli uomini faccia schifo. E non sostengo certo che gli uomini non capiscano o siano stronzi se non gli piace. Piuttosto che nel giudicarlo un pelo più di immedesimazione non guasterebbe. Parimenti una nota per registi/scrittori/sceneggiatori: i temi femministi bisognerebbe che arrivassero meglio anche agli uomini, altrimenti non si va da nessuna parte.

In ultimo. Pregherei chiunque faccia recensioni di questo film, a livello professionale e non, di usare correttamente i termini. Femminismo non significa odiare gli uomini, non è il contrario di maschilismo. Così come matriarcato non è il contrario di patriarcato. Il femminismo è nella sua accezione più vera sinonimo di antisessimo. Mira alla parità non alla soggiogazione di un genere.

E la parità noi non l’abbiamo ancora. Siamo molto indietro. Non l’abbiamo a livello formale ma soprattutto a livello sostanziale. Ci mancano talmente tante cose che persino un film imperfetto e con evidenti mire di marketing come Barbie riesce comunque ad esprimere concetti necessari che purtroppo ancora non sono stati compresi dai più. Pensate quanto possiamo essere arrabbiate.

Quindi, non importa che Barbie non vi sia piaciuto. Ci mancherebbe. E se siete recensori professionisti avete il diritto di distruggerlo, è il vostro lavoro. Ma non date spago nei vostri post, video, commenti a coglioni senza arte né parte che parlano di ginocrazia, femminilità tossica, neo-vetero-nazi femminismo. Perché le donne che vi saltano al collo sono solo esauste e la loro polemica (spesso ingiusta) finirà nel niente. Ma queste persone (ahimè anche donne) che plasmano concetti storici e politici a loro piacimento sono dei criminali che impediscono l’evolversi della società.

E di loro che dovete avere paura e schifo.

Alice Porta

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2 pensieri riguardo “Barbie, cosa ne penso

  1. Come al solito precisa, senza mezzi termini, leggendaria sia nel criticare il femminismo che il maschilismo….mi hai fatto venire voglia di andarlo a vedere. ….ti saprò dire.

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